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Quello che Marte dice di noi

Ho scritto un articolo su Il Tascabile sull’esplorazione di Marte: tra quanto l’uomo ci metterà piede? E con quali tecnologie?

È l’8 aprile 2016 e una buona fetta di appassionati di esplorazioni spaziali è incollata agli schermi, come fosse la finale dei mondiali di calcio. In diretta da Cape Canaveral, l’azienda SpaceX di Elon Musk – quel tipo che ha fondato PayPal e oggi prova a sfondare nel mercato delle auto elettriche con la compagnia Tesla Motors – sta tentando una cosa mai riuscita: mandare in orbita un cargo diretto alla Stazione Spaziale Internazionale utilizzando un razzo che dovrebbe poi rientrare sulla Terra, atterrando verticalmente su una chiatta nell’oceanocontinua a leggere su Il Tascabile

Scoperta una quinta forza?

Ciao! Scusate per l’assenza di questi giorni ma a causa di un infortunio ho dovuto sospendere improvvisamente le newsletter. Cerco di riprendere oggi, ma è possibile che faccia qualche altra pausa perché non riesco a scrivere troppo alla tastiera. Portate pazienza per un po’. Chiedo anche scusa a chi mi ha scritto e sta aspettando da tempo una mia risposta: pian piano recupero.
Oggi faccio un riassuntone delle notizie di questi giorni e dalla prossima newsletter ricomincio con le lezioni.

Sondaggi
A proposito delle lezioni, avevo lanciato un sondaggio su Twitter per decidere l’argomento della prossima newsletter, ma poi non vi ho scritto, quindi la maggior parte di voi non lo ha visto. Lo ripropongo oggi (eccolo qui). Dentro ci trovate anche il primo video musicale registrato nello spazio. C’è tempo fino a giovedì per votare.
Qui invece trovate un sondaggione su Space Break. Mi piacerebbe sapere che ne pensate della newsletter. Ci sono cinque domande e dura un minuto. Giuro.

Di cosa parliamo oggi
– Lisa Pathfinder funziona
– L’espansione di Bigelow
– Scoperta una quinta forza naturale?
– Plutone, come non l’avete mai visto
– Come si tara un esperimento come LIGO
– Nuovo lancio di SpaceX
– Gli tsunami su Marte

Lisa Pathfinder
Lisa Pathfinder è una sonda test dell’Agenzia Spaziale Europea, necessaria per collaudare le tecnologie necessarie a costruire un rilevatore di onde gravitazionali nello spazio. All’interno della sonda ci sono due masse di prova (due cubi di metallo di 2 kg), distanti 38 centimetri e in caduta libera, il che significa che fluttuano all’interno di Lisa restando quasi immobili l’una rispetto all’altra. Con una conferenza stampa è stato annunciato che la missione ha raggiunto il suo obiettivo: le masse accelerano pochissimo – la loro accelerazione relativa è più piccola di dieci milionesimi di un miliardesimo della gravità della terra – e le forze che le disturbano sono state identificate con una precisione superiore alle aspettative. La missione ha quindi dimostrato la fattibilità tecnologica della rivelazione delle onde gravitazionali nello spazio (il progetto per rivelarle si chiama eLISA), restituendo un risultato di sensibilità persino superiore alle aspettative.

L’espansione di Bigelow
Avevamo parlato di BEAM (Bigelow expandable activity module), il modulo gonfiabile che era stato installato con successo sulla ISS (qui il video). I moduli gonfiabili potrebbero in futuro sostituire i moduli rigidi in cui vivono gli astronauti nello spazio, perché sono leggeri e poco voluminosi, ma sono anche più delicati. Dopo aver effettuato le operazioni di gonfiaggio, gli astronauti Jeff Williams e Oleg Skripochka hanno aperto per la prima volta il portello del modulo e ne hanno verificato la tenuta stagna. Giusto per dare un’idea delle competenze degli astronauti, eccoli mentre rimpiazzano una giunzione mancante del sistema di aerazione di BEAM come farebbe MacGyver.
Il modulo verrà monitorato anche nelle prossime settimane, anche grazie all’utilizzo di vari sensori.

Scoperta una quinta forza? Andiamoci cauti
Si fa un gran parlare della possibile scoperta fatta da un gruppo di ricercatori dell’istituto di fisica nucleare ungherese. Mentre effettuavano degli esperimenti per studiare la materia oscura, avrebbero trovato evidenze di una quinta forza fondamentale, che andrebbe ad aggiungersi alle quattro per ora conosciute. I risultati di questi esperimenti sono ormai vecchi di qualche mese, ma recentemente sono stati rielaborati da un gruppo di ricerca statunitense e apparentemente non sono in conflitto con nessun esperimento precedente. Vale la pena essere cauti. I dati potrebbero essere esatti, ma non la loro interpretazione. Servirà condurre altri esperimenti per capire se è stata scoperta una nuova forza fondamentale oppure no.

Plutone, come non l’avete mai visto
La sonda New Horizon ha fatto un sorvolo ravvicinato di Plutone, scattando una serie di foto con una risoluzione di 80 metri per pixel, ora raccolte in un’unica strip. Il collage di foto attraversa vari tipi di terreno: aree colpite da crateri, terreni ondulati, montagne, pianure, zone ricoperte di azoto ghiacciato in sublimazione e altopiani. L’immagine ad alta risoluzione è qui. Questo invece è il video.

Come si tara LIGO
L’esperimento LIGO, che ha rivelato qualche mese fa le onde gravitazionali, sfrutta dei principi piuttosto semplici di interferometria, ma utilizza tecnologie estremamente avanzate per ridurre i disturbi – il cosiddetto rumore (come funziona LIGO?). Come ogni strumento di laboratorio, anche LIGO deve essere tarato, cioè deve essere determinato il modo in cui lo strumento converte in un output il segnale che riceve. Ma come si tara uno strumento complesso come LIGO? Chi sa l’inglese ed è curioso trova la risposta qui.
A proposito di LIGO, sono state fatte delle analisi approfondite per determinare se le onde gravitazionali che abbiamo rivelato si comportano come previsto da Einstein. La risposta è sì. I dettagli qui.
Per finire, ecco un bel video dal TEDxVerona sulle onde gravitazionali. Quello che parla, con un po’ di emozione iniziale, è il prof. Giovanni Andrea Prodi, coordinatore dell’unità di ricerca Padova-Trento di Virgo, l’esperimento italiano che collabora con LIGO.

SpaceX rilancia
Il quarto lancio con rientro del razzo Falcon9 di SpaceX è andato a buon fine. Nuovo lancio il 15 Giugno, dalla base di Cape Canaveral, quando in Italia saranno le 4 del pomeriggio, per la messa in orbita di alcuni satelliti di telecomunicazione.

Gli tsunami su Marte
Delle ricerche finanziate dalla NASA indicano che il terreno costiero di Marte si è formato anche grazie a dei giganteschi tsunami, risalenti al periodo in cui su Marte era presente un oceano di acqua liquida. Le foto delle zone costiere interessate dagli tsunami sono nel tweet qui sotto (l’articolo in inglese si apre cliccando).

La superfluidità

Ciao! Oggi parliamo della superfluidità, uno stato della materia molto particolare. Nelle pillole della settimana parliamo invece della scoperta di un nuovo tipo di semiconduttore, del telescopio spaziale Kepler e di un mistero astronomico finalmente risolto.

Di cosa parliamo oggi
– la viscosità e i superfluidi
– l’elio liquido
– pillole della settimana

La viscosità e i superfluidi
Tutti le sostanze fluide, come ad esempio i liquidi o i gas, hanno una certa viscosità. La viscosità è un grandezza fisica che rappresenta la resistenza del fluido allo scorrimento. Insomma, più un fluido è viscoso, più fa fatica a scorrere. L’olio, ad esempio, è un fluido più viscoso dell’acqua, che a sua volta, è più viscosa dell’aria.
La viscosità non cambia solo in base al fluido che considerate, ma anche in base alla sua temperatura. Generalmente i liquidi, man mano che aumenta la temperatura, diminuiscono la loro viscosità, mentre per i gas accade il contrario.
Esistono però alcune sostanze che, a certe temperature, si comportano come se non avessero viscosità: sono i cosiddetti superfluidi.

L’elio liquido
Un esempio di superfluido è l’elio liquido. L’elio ce l’avete presente, no? È quel gas che mettiamo nei palloncini e che quando lo respiriamo fa venire una vocina da paperino.

 

Il motivo per cui siamo abituati a vedere l’elio sempre come un gas e mai come liquido, è che il suo punto di ebollizione è molto basso. Il punto di ebollizione è la temperatura alla quale una sostanza passa dallo stato liquido a quello gassoso e viceversa – ossia la temperatura alla quale bolle. Mentre l’acqua, in condizioni normali di pressione (1 atmosfera), bolle a 100°C, l’elio bolle a circa -269°C, che è una temperatura bassissima e difficile da raggiungere. Considerate che la temperatura più bassa raggiungibile, lo zero assoluto, equivale a -273,15°C.
Il primo che riuscì a creare l’elio liquido, portandolo a temperature così basse, fu il fisico olandese Heike Kamerlingh Onnes. Era il 1908 e tutto quello che si sapeva sui fluidi veniva dalla fisica classica di Newton. Negli anni seguenti ci si accorse però che l’elio liquido non si comportava come gli altri fluidi – i cosiddetti fluidi newtoniani: al di sotto di una certa temperatura, aveva delle proprietà spettacolari e inaspettate.

Viscosità
Sotto i -271°C l’elio liquido smette di comportarsi come un fluido normale. Questa transizione di fase è segnalata da un comportamento molto strano: le bolle dell’elio, che ha da pochissimo superato il suo punto di ebollizione, scompaiono improvvisamente e la sua superficie diventa di colpo piatta, come si vede in questa animazione.

heliumbubbles
Studiando l’elio dopo questa transizione di fase, ci si accorge che la sua viscosità è pari a zero e che si comporta come un fluido irrotazionale – ossia non si possono formare vortici e mulinelli (nota per gli esperti: in realtà si possono formare dei vortici quantistici, ma oggi non ne parlo). È diventato un superfluido.
Una delle dimostrazioni più efficaci del suo comportamento superfluido è la seguente: si prende un bicchiere con dei piccolissimi forellini e lo si riempie di elio liquido. A causa della viscosità, l’elio non riesce a uscire dai forellini. Appena l’elio diventa superfluido, ecco cosa succede (occhio alle goccioline).

heliumpori

Il film flow
Un altro comportamento stranissimo dell’elio superfluido è il cosiddetto film flow. Se immergiamo un oggetto nell’elio, questo lo ricopre con un film sottilissimo, una pellicola di liquido dello spessore di qualche atomo dentro la quale può scorrere l’elio stesso.
Per questo motivo, se prendiamo un contenitore bagnato di elio e lo immergiamo parzialmente nel liquido – senza però farlo affondare – comincia a riempirsi. Se poi lo solleviamo senza rovesciarlo, l’elio risale le sue pareti sconfiggendo la gravità e il contenitore si svuota da solo. Come? Così:

heliumflow

Trasmissione del calore
Tutti i materiali conducono calore. Alcuni sono più conduttivi e lo traferiscono velocemente da un punto a un altro, come i metalli ad esempio. Altri invece sono più isolanti e lo conducono lentamente, come il legno o la gomma. La grandezza fisica che indica la capacità di una sostanza di trasferire il calore si chiama conducibilità termica. Più la conducibilità è grande, più velocemente la sostanza trasferisce calore da un punto a un altro. Ecco, l’elio superfluido ha una conducibilità infinita. Questo significa che non è possibile che due parti del superfluido abbiano temperatura diversa, perché il calore si trasferisce istantaneamente, bilanciando le temperature. Questo è il motivo per cui, al di sotto di -271°C, le bolle spariscono di colpo: le bolle sono zone in cui il liquido è più caldo. Quando l’elio diventa superfluido, le temperature si riequilibrano e le parti più calde si raffreddano istantaneamente.L’effetto fontana
L’effetto fontana, detto anche effetto termomeccanico, è un fenomeno molto spettacolare. Immaginate di prendere un tubicino contenente polvere abrasiva e di immergere una sua estremità nell’elio superfluido. Riscaldando la polvere abrasiva, l’elio risale il tubicino per riequilibrare la temperatura, creando un getto di superfluido.heliumfountain
Perché c’è la superfluidità?
Il comportamento superfluido di alcune sostanze si può spiegare solo tramite le leggi della Meccanica quantistica. Purtroppo non possiamo entrare nei dettagli, perché servono conoscenze e competenze che richiedono mesi di studio. Magari riusciremo a dire qualcosa in più quando parleremo dei condensati di Bose-Einstein. Anche se non sono la stessa cosa, i due fenomeni sono imparentati in vari modi.

Pillole della settimana
Qualche notizia di questa settimana, in breve.

Scoperto un nuovo semiconduttore ferromagnetico
Degli scienziati giapponesi e vietnamiti hanno prodotto un semiconduttore ferromagnetico a temperatura ambiente utilizzando dell’antimonio dopato con atomi di ferro e gallio. I semiconduttori ferromagnetici sono importanti in elettronica perché sono facili da manipolare per trasferire e memorizzare i dati. Tuttavia hanno un limite: il loro ferromagnetismo si mantiene solo a temperature ben al di sotto dello zero. Se veramente si riuscirà ad utilizzare questo nuovo materiale a temperatura ambiente, ci potrebbero essere importanti ricadute in elettronica e in informatica.

La Red Dragon è tornata
La capsula Red Dragon di SpaceX è tornata a terra sana e salva dopo aver rifornito la ISS. Qui la foto.

Kepler trova cose
Il telescopio spaziale Kepler, in orbita dal 2009, ha scovato 1284 nuovi pianeti nella Via Lattea. Tra i nuovi pianeti scoperti, più di 500 sembrano essere rocciosi e nove di questi sono potenzialmente abitabili.

150-kilometer echoes
Gli scienziati hanno finalmente capito, dopo cinquant’anni, l’origine del fenomeno “150-kilometer echoes”. I segnali radar inviati nello spazio vengono infatti riflessi verso terra come se a 150 km di altezza ci fosse una specie di specchio che produce degli eco. Verso mezzogiorno questo immaginario specchio scende fino a 30 km di altezza, mentre di notte sparisce. L’effetto specchio è dovuto a delle vibrazioni degli ioni presenti nell’atmosfera, prodotte dalle interazioni tra gli ioni, le molecole e i fotoni provenienti dal Sole.

LHC riparte
È ripartito l’acceleratore LHC del CERN (cos’è?). Gli esperimenti di quest’anno raccoglieranno un numero di dati sperimentali sei volte maggiore dell’anno scorso. Non si aspettano grandi risultati scientifici, ma ogni risultato che si discosterà dalle previsioni del Modello standard potrebbe essere l’indicazione dell’esistenza di fenomeni fisici ancora sconosciuti.

Feedback
Se avete domande scrivete a  spacebreak [at] francescobussola.it
Se vi fa piacere potete far conoscere la newsletter a un amico dicendogli che ci si iscrive qua.

Per approfondire
– Il documentario della BBC da cui ho preso le varie gif
– Un documentario BBC più recente e a colori
– I vortici quantistici in un superfluido (video)

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